Fra tutti i fondatori di religioni, il Buddha (sempre che sia corretto definirlo fondatore di una religione nel senso stretto del significato) fu l’unico maestro che dichiarò di non essere altro che un semplice essere umano.
Altri maestri di altre religioni erano delle divinità o delle incarnazioni o degli ispirati da essa.
Il Buddha, non solo era un essere umano, ma non ha mai affermato di avere ispirazioni di essere un dio o di essere un potere esterno. Considerava tutte le sue realizzazioni, i suoi conseguimenti e le sue azioni come proprie dello sforzo e dell’intelligenza dell’uomo.
Un uomo -e solo un uomo- può diventare un Buddha. Ogni uomo ha dentro di sè le potenzialità di diventare un Buddha, purchè lo voglia e si sforzi.
Secondo il buddhismo, la posizione dell’uomo è suprema.
L’uomo è padrone di se stesso e non esiste alcun essere o potere più alto che ne decida il destino.
“Ognuno è il rifugio di se stesso, chi altro potrebbe esserne il rifugio?” disse il Buddha.
Egli ammonì i suoi discepoli di “essere un rifugio per se stessi“, e di non cercare mai aiuto da qualcun altro.
Egli insegnò, incoraggiò e stimolò ogni uomo a svilupparsi da solo e a lavorare per la propria emancipazione, perchè l’uomo ha il potere di liberarsi da tutti gli impedimenti per mezzo del suo sforzo personale e della sua intelligenza.
Il Buddha disse: “Spetta a voi compiere il vostro lavoro, perchè i Maestri insegnano solo la via”.
Ha scoperto e mostrato il Sentiero che conduce alla Liberazione: ma poi dobbiamo percorrere il Sentiero da soli.
Sulla base di questo principio di responsabilità personale, il Buddha lasciava estrema libertà ai suoi discepoli. Affermava che non ha mai pensato di controllare il Sangha, tanto meno che il Sangha dipendesse da lui.
La libertà di pensiero permessa dal Buddha non ha eguali altrove nella storia delle religioni.
Questa libertà è necessaria perchè l’emancipazione dell’uomo dipende dalla sua conquista della Verità e non dalla grazia benevola di un dio o da un potere esterno, come ricompensa per un abbediente comportamento. Ogni discepolo sentendosi libero di fare le proprie scelte, dovrebbe sottoporre ad esame lo stesso Maestro per convincersi pienamente del valore del proprio maestro.
Il dubbio è uno dei cinque impedimenti per la chiara comprensione della Verità, e per il progresso spirituale.
Il dubbio, tuttavia, non è un “peccato”, perchè non esistono prese di fede nel buddhismo. Infatti non esiste il concetto di peccato nel senso noto in altre religioni.
La radice di tutti i mali è l’ignoranza e la falsa visione.
Per il progresso, comunque, è necessario liberarsi dal dubbio. Per liberarsene c’è bisogno di chiarezza.
Lo sforzarsi di credere e di accettare una cosa senza comprenderla è un atteggiamento politico e non spirituale o intellettuale.
In punto di morte il Buddha avrebbe voluto ancora rispondere alle domande sui dubbi dei suoi discepoli: ma resosi conto che nessuno osava chiedere, quel che disse fu toccante: “Se è a causa del rispetto per il Maestro che non chiedete, allora uno di voi informi il suo amico”.
Non solo la libertà di pensiero, ma anche la tolleranza permessa dal Buddha stupiscono gli studiosi. Questo spirito di tolleranza e comprensione è stato fin dall’inizio uno degli ideali più cari per la cultura e la civiltà buddhista. Si è diffuso in tutto il mondo.
La violenza in qualsiasi forma e sotto qualsiasi pretesto è assolutamente contraria all’insegnamento del Buddha.
Religione o Fiolosofia? Non importa come viene definito. Il buddhismo rimane ciò che è, qualsiasi etichetta gli fosse attaccata. Le etichette settarie impediscono la comprensione autonoma della Verità e generano pericolosi pregiudizi nella mente degli uomini. Questo concetto è vero anche nelle relazioni tra persone.
Le qualità umane e i sentimenti come l’amore, la carità, la compassione, la tolleranza, la pazienza, l’amicizia, la vanità, etc non hanno bisogno di etichette settarie, non appartengono ad alcuna religione particolare.
La maggior parte delle religioni è basata sulla fede, una fede piuttosto “cieca”… sembrerebbe.
Nel buddhismo invece l’enfasi viene posta sul vedere, conoscere, comprendere e non sulla fede o sulla credenza fine a se stessa.
Nei testi buddhisti c’è la parola saddha che si traduce in fede, intesa come confidenza, fiducia, generata dalla fiducia. E’ un’espressione che si riferisce al vedere per mezzo della conoscenza o della sapienza e non al credere per mezzo della fede incondizionata.
Un uomo può credere in ciò che gli piace e ammettere che crede in qualcosa di preciso. Fino a questo punto difende la verità. Ma egli, a causa della sua fede o credenza, non deve dire che ciò in cui crede è la sola Verità e che ogni altra sia falsa.
Il Buddha non era interessato a discutere superflue questioni metafisiche che sono di carattere puramente speculativo e creano problemi immaginari. La considerava una “landa desolata delle opinioni”.
Smettere di speculare su questioni metafisiche farebbe bene a molti uomini di oggi che perdono tempo prezioso su qeusti problemi, causandosi, senza necessità, agitazioni mentali.
estratto dal libro “L’insegnamento del Buddha”
Ogni bene, Sudhammo
caro marcelloviv,
ho appena pubblicato un articoletto che vuole tentare, in qualche modo… e certamente non esaustivo, di abbozzare una possibile risposta al tuo quesito…
il titolo è: “la divinità dell’uomo” pubblicato nella sezione “riflessioni”.
ogni bene, sudhammo
“Non avrai altro Dio all’infuori di me” “Essere un rifugio per se stessi“.
Quanta e quale differenza d’impostazione. Non voglio cedere alle lusinghe della mente giudicante ma sottolineare la profondità dell’insegnamento del Venerabile e ringraziare per il bellissimo articolo odierno.
Con Metta.