A noi, essere umani, non ci piace soffrire. Non vogliamo altro che il piacevole.
Ma comunque, il piacevole non è niente altro che una sottile sofferenza.
Il dolore è palesemente sofferenza.
Per dirlo in parole povere, la sofferenza e il piacevole sono come un serpente.
La sua testa è la sofferenza; la sua coda è il piacevole.
La sua testa è velenosa. La sua bocca è velenosa. Se ti avvicini alla sua testa ti morderà.
Le lo prendi per la coda sembra sicuro, ma se lo tieni per la coda senza lascialo andare, potrà girarsi e morderti esattamente come prima. Ciò perchè entrambe la testa del serpente e la sua coda sono esattamente lo stesso serpente.
Entrambe sia la felicità che la tristezza hanno gli stessi genitori: il volere e la delusione.
Ecco perchè ci sono momenti dove siete contenti ma inquieti e a disagio – anche se avete una cosa che vi piace, come una vincita, uno status o una lode.
Quando arrivano queste cose vi sentite felici, ma la vostra mente non è veramente in pace perchè c’è il vago sospetto che potreste perdele. Siete preoccupati che spariranno. Questa paura è la causa che non vi fa stare in pace.
Quando perdete queste cose ne soffrite veramente. Ciò significa che anche pensando a cose piacevoli, la sofferenza fermenta nel piacevole. Siamo semplicemnete incoscienti di ciò.
Proprio come quando prendiamo un serpente: anche se pensiamo di averlo preso per la coda, si girerà e ci morderà.
Così la testa del serpente e la sua coda, il male e il bene: queste forme di circoli continuano a girare in tondo. Ecco perchè il piacevole e il dolore, buono e cattivo… non sono la soluzione.
Venerabiel Ajahn Chah
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