Non uccidere

Il Primo Precetto recita:
Assumo il precetto di astenermi dal distruggere intenzionalmente qualunque creatura vivente

 

Dal libro “Cittaviveka” del Venerabile Ajahn Sumedho

 

I cinque precetti consistono nel non uccidere, non rubare, astenersi da atti sessuali non corretti, non mentire, non consumare bevande o droghe che modificano la cognizione mentale. Queste sono le linee guida per sila.

Sila nel Buddhismo non è uno standard rigido e inflessibile nel quale siamo condannati all’inferno se si dovesse sbagliare qualcosa – come conosciamo in quelle rigide e dure moralità dei tempi vittoriani. Tutti noi siamo impauriti degli atteggiamenti della mentalità puritana che normalmente è in uso, tale che qualche volta quando si dice la parola “moralità” tutti rabbrividiscono e pensano: “Ugh, un puritano vittoriano! Sarà probabilmente qualche persona terribilmente moralista che è preoccupato della vita. Dobbiamo uscire e fare esperienze di vita. Non ci piace la moralità. Vogliamo fare esperienze”. 

Così si vedono persone uscire e fare tutte le cose che vogliono, pensando che quelle esperienze stesse siano tutto il necessario fare. Ma ci sono esperienze che non sarebbe opportuno fare, specialmente se sono contro la normale interpretazione dei Cinque Precetti.

Per esempio, potreste dire: “Vorrei veramente fare l’esperienza di uccidere qualcuno perchè la mia educazione di vita non sarà completa finchè non l’abbia fatto. La mia libertà degli atti spontanei sarà inibità finchè non farò l’esperienza di uccidere.”.

Qualcuno potrebbe crederelo… ma non è così per l’ucciso, perchè ciò è veramente pesante, anche se lo fanno per altro motivo. Fanno ogni cosa che desiderino fare e non hanno regole per dire “No”.

Se lo fate, vi sentirete piuttosto spossati, usurati, in confusione, miserabili e miseri, anche se siete molto giovani. Quando incontrate qualcuno di questi tristi casi avrete visto ragazzi che volevano fare qualsiasi esperienza, e direte: “Quanti anni hai? Quaranta?” e vi risponde “No, ne ho ventuno”.

Vi suona giuto? “Fare qualsiasi cosa si desideri” che è ciò che ci piace sentire. Vorrei. Sarebbe bello fare ciò che desideriamo, e mai dire “No”. Ma quindi in pochi anni inizierete a riflettere che i desideri devono cessare. Cosa desiderate adesso, volete qualcosa in più che l’ultima volta e non c’è fine a tutto questo desiderio. Vi sentirete temporaneamente soddisfatti e gratificati, come se aveste mangiato troppo e non potete mangiare neanche un altro succulento boccone e dite: “Oh, disgustoso…”. Ma è solo un rifiuto temporaneo e non durerà a lungo prima di averne un altro.

In Thailandia il Buddhismo è una religione estremamente tollerante; le attitudini moralistiche non si sono mai sviluppate. Ciò è il perchè alcune persone restano scolvolte quando vanno a Bangkok e sentono orrende storie di prosituzione giovanile o di corrusione o cose simili. Al giorno d’oggi Bangkok è nota in tutto il mondo come la Città del Peccato. Voi dite “Bangkok” e gli occhi di tutti si spalancano e vedono terribili cose dicendo: “Come è possibile che una nazione buddhista permetta che accaqdano così terribili fatti?”.

Adesso, conoscendo la Thailandia, si riconosce che, sebbene possano essere un po’ lascivi e che l’abbiano persa a certi livelli, almeno non c’è quel tipo di repressione militare che potete trovare in altri paesi che combattono la prostituzione e ogni altro tipo di criminalità in nome della religione. In Thailandia una persona apprezza che la moralità veramente debba arrivare dalla saggezza e non dalla paura.

Così qualche monaco thailandese insegnerà la moralità con un tono meno rigosoro che altri. In merito al primo precetto, non uccidere, conosco un monaco che vive sulla costa del golfo della Thailandia in una zona dove ci sono pirati e pescatori, che sono un po’ grezzi, persone crude. L’omicidio è abbastanza comune tra loro. Così questo monaco prova ad incoraggiare non è bene uccidere nessuno. Quando queste persone vengono al monastero, egli non inizia a dirgli di non uccidere qualsiasi forma vivente, neanche le zanzare perchè loro non potrebbero accettarlo. La loro sopravvivenza dipende proprio dalla pesca e del catturare e uccidere i pesci.

Ciò di cui vi sto parlanso non è la moralità su regole rigide così difficli da sostenere, ma piuttosto per voi di rifletterci sopra e usarle per iniziare a comprenderle e comprendere come vivere meglio che si può. Se iniziaste a vivere con regole troppo strette, diverreste veramente moralistici, puritani e attaccati,  oppure penserete che non potete seguire tali regole: così per non sentirne il fastidio non varete alcuna regola.

Ogni bene, Sudhammo

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