Morte e cessazione

Riflettendo sulle Nobili Verità, portiamo a livello di coscienza il problema stesso dell’esistenza umana con quel suo senso di alienazione e di cieco attaccamento alla coscienza sensoriale ed agli oggetti esteriori che si presentano alla coscienza. A causa dell’ignoranza, ci attacchiamo al desiderio di piaceri sensoriali, ci identifichiamo con ciò che è mortale o destinato a morire, con ciò che non dà soddisfazione, e proprio questo attaccamento è sofferenza.

I piaceri sensoriali sono tutti piaceri mortali. Qualsiasi cosa vediamo, udiamo, tocchiamo, gustiamo, pensiamo o sentiamo è mortale, destinato a morire. Quindi, quando ci aggrappiamo ai sensi, ci attacchiamo alla morte. Se non abbiamo contemplato o capito questa verità, ci attacchiamo ciecamente alla morte, pur sperando di poterne rimanere immuni per un po’. Fingiamo di essere particolarmente felici con le cose alle quali ci teniamo aggrappati; ma poi ci sentiamo disillusi, disperati, ingannati. Forse riusciremo a diventare ciò che vogliamo, ma anche questo è mortale. Ci stiamo attaccando semplicemente ad un’altra condizione mortale. E allora, desiderando morire, ci attacchiamo al suicidio o all’annullamento, ma anche la morte è una condizione destinata a morire. Nel campo di questi tre desideri, a qualunque cosa ci attacchiamo, in effetti ci attacchiamo alla morte, e questo vuol dire che sperimenteremo solo frustrazione e disperazione.

La morte della mente è disperazione; la depressione è una specie di esperienza mentale della morte. Come muore il corpo con la morte fisica, così anche la mente può morire: muoiono gli stati mentali e le condizioni mentali; e noi a questi stati diamo il nome di disperazione, noia, depressione, angoscia. Se, quando siamo in preda alla bramosia, al desiderio, proviamo noia, depressione, angoscia o dolore, cerchiamo subito qualche altra condizione mortale come contrappeso. Per esempio, se siete disperati e pensate: “Voglio un po’ di torta al cioccolato”, per un po’ sarete assorbiti dal delizioso sapore della torta, ma non potrete andare avanti per molto. Trangugiate la torta e cosa ne rimane? E allora dovete fare qualcos’altro. Questo è ‘divenire’.

Siamo accecati, intrappolati nel processo del divenire sensoriale. Ma, se si riesce a conoscere il desiderio sensuale senza giudicarlo bello o brutto, arriveremo a vedere il desiderio così com’è. Questa è conoscenza. Poi, lasciando da parte i desideri senza attaccarci ad essi, sperimenteremo nirodha, la cessazione della sofferenza. Questa è la Terza Nobile Verità, che dobbiamo realizzare da soli. Contempliamo la cessazione, dicendo: ‘c’è la cessazione’ e così sappiamo quando qualcosa cessa.

tratto dal libro “Le Quattro Nobili Verità” del Venerabile Luang Por Sumedho

Ogni bene, Sudhammo

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