Dall’intensivo con Fred Von Allmen ( maggio 1997 )
Possiamo fare una riflessione – che ritengo possa essere molto utile – da poter ripetere ogni giorno, anche per un solo minuto. E’ una riflessione su un argomento molto ovvio, ma, come succede alle cose ovvie, non si tiene molto in considerazione, proprio perche’ ovvia.
Riflettere sugli svantaggi dell’egoismo o del privileggiare se stessi, e riflettere sui benefici che si ottengono prendendosi cura degli altri.
Se pensiamo che la pratica di metta sia un beneficio per noi, potrebbe nascere un senso di colpa in quanto stiamo facendo una pratica a nostro vantaggio; e siccome ci sentiamo persone impegnate spiritualmente, vorremmo praticare piu’ per gli altri che per noi stessi, convinti che cio’ ci fa sentire bene.
La cosa interessante e’ che se guardiamo le cose oggettivamente, ci accorgiamo che essere egoisti e’ uno svantaggio, mentre essere altruisti si trasforma in un vantaggio anche per noi stessi oltre che per gli altri.
Essere costantemente preoccupati per noi ci rende piu’ tesi e la vita diventa augusta; questo e’ un fatto osservabile.
Naturalmente sono incluse anche le persone alle quali siamo attaccati: potremmo sentirci molto altruisti verso le persone alle quali siamo attaccati per qualche motivo, ma questo e’ un falso altruismo. Con cio’ non si intenda che non dovremmo occuparci di loro, ma solo constatare che questi soggetti rientrano come se fossimo noi stessi. Quindi rientrano nella sfera egoica.
La preoccupazione egoica crea intorno un mondo angusto che ci fa rimanere invischiati con l’attaccamento, l’avversione, l’avidita’, la paura; cosi’ ci ritroviamo in una situazione di poverta’ interiore. E’ come se fossimo ricchi materialmente, ma poveri dentro. Saremmo attratti dal “che cosa posso avere?”, “che cosa mi manca?”, e cosi’ pensando ci accorgiamo che ci manca tutto. Se siamo in questa situazione di autoriferimento costante, pensando che tutto orbiti intorno a noi, ci sara’ sempre la tendenza alla protezione, alla difesa, alla conferma, alla gratificazione, tale da inflazionare il senso dell’IO.
Continuando a rincorrere il possesso di cose materiali o il successo rileghiamo, sempre di piu’, la nostra gioia in un angolo finche’ scopriremo di non averne piu’.
E’ importante fare questa riflessione e soffermarsi a guardare cosa, in realta’, pensa la nostra mente, il nostro cuore. Altresi’ e’ utile notare quanto la nostra vita si allarghi quando abbiamo della sollecitudine per gli altri. Succede che, a questo punto, viviamo nella ricchezza e abbondanza interiore se la nostra preoccupazione diventa un modo di sostenere, di appoggiare gli altri, perche’ subentra un senso di donazione gratuita, che non vuole niente in cambio.
L’atteggiamento di generosita’ inoltre e’ lasciare andare, che e’ essenziale nel percorso dharmico, che ci mette in contatto con gli altri, che ci fa sentire connessi con la vita, che ci fa sentire gioiosi. Muore il bisogno di proteggere, di difendere, di gratificarsi.
Puo’ sembrare assurdo, ma se una persona fosse “veramente un egoista intelligente” farebbe l’altruista perche’ questo diventerebbe il modo per ottenere di piu’ come ritorno interiore; ovviamente se il comportamento fosse genuino e non forzato.
Nei termini della metta, che e’ appunto prendersi cura di tutti gli esseri, ci sono molti effetti oltre a quelli qui citati; prendendoci cura degli altri prendiamo in cura anche noi e viceversa.
Tradizionalmente viene detto che chi pratica metta:
- viene amato dagli esseri umani che stanno intorno a lui,
- rispettato da ogni genere di essere,
- che si diventa piu’ contenti con un aspetto esteriore piu’ sereno,
- che si acquisisce piu’ facilmente la concentrazione e la calma,
- che, al momento della morte, non si cade facilmente in confusione,
- che se non si e’ ottenuta la liberazione si rinascera’ in uno stato di migliore felicita’ e di migliore gioia.
Il grande poeta e praticante indiano Shantj Dheva ha scritto questo verso:
“Qualunque gioia ci sia in questo mondo essa viene dall’augurare a tutti gli esseri la gioia”.
Mentre tutto cio’ che e’ sofferenza deriva soltanto dal desiderio egoistico.
Coloro che sono infantili agiscono per il loro beneficio; i buddha agiscono per i benefici di tutti. E’ una differenza molto semplice.
Penso che sia molto utile, e crea forza, ripensare a queste cose periodicamente; non deve rappresentare un ideale religioso l’essere buoni o quant’altro, ma e’ la sensazione piu’ ragionevole nella vita. Sul lungo termine sara’ piu’ convincente, ma averlo chiaro subito aiuta nello sviluppo. Fatelo… e non limitatevi solo a pensare che e’ una buona idea…
Questo ho ascoltato dal Maestro Fred Von Allmen
Ogni bene, Osvaldo Sudhammo