Impermanenza di un sé
“Tutte le realtà sono prive
di un sé permanente”:
quando lo comprendiamo
direttamente e profondamente,
ci sentiamo stanchi di questa vita di sofferenza.
È questa la via della purificazione.
Dhammapada strofa 279
Gli studiosi dello sviluppo infantile dicono che ci vogliono parecchi mesi prima che un senso individuale di sé emerga nella coscienza di un bambino. E all’altro estremo dello spettro che chiamiamo la nostra vita, il senso di sé a cui ci siamo abituati, può spesso diventare meno definito; in alcuni casi disintegrarsi del tutto.
Pensare a questo può creare disagio.
Tuttavia, si accorda con quanto disse il Buddha a proposito dell’inesistenza di un “sé” permanente.
Ciò che chiamiamo il nostro “sé” si sviluppa nel corso degli anni, cambia, e come tale non è qualcosa a cui dovremmo aggrapparci. Quindi, dove cercare sicurezza e identità?
Per questo diciamo “Prendo rifugio nel Buddha.”
Abbiamo fiducia che un affidabile, stabile senso di chi veramente siamo vada trovato nel Buddha.
Non parliamo qui del Buddha storico vissuto in India circa duemilacinquecento anni fa.
Il Buddha in cui prendiamo rifugio, quello in cui abbiamo fede, è la consapevolezza del puro conoscere qui e ora, priva di un sé.
Con auguri di ogni bene,
Bhikkhu Munindo
Ringraziamenti a Chandra per la traduzione.